Per un istante tutto è silenzio; è a causa del verdetto penso. Colgo quanto si sta dicendo a bassa voce: “A morte!” Perdo i sensi e svenuto, cado a terra.
A motivo del freddo mi sveglio in quella cella ormai così familiare. Mi aspetto che da un istante all’altro mi vengano a prendere per farmi subire la sentenza.
Guardando fuori della finestra rimango allibito. Sul patibolo é scritto il mio nome. Disperato mi siedo di nuovo a terra.
Odo dei passi concitati, non davanti alla porta, ma fuori nel cortile.
Vedo che portano un uomo verso il mio patibolo. Silenzioso e senza opporsi si lascia fare. Osservo che lo giustiziano al posto mio. Ascolto che grida parole verso il cielo e poi muore.